martedì 25 ottobre 2016

"Joanne" is the New Gaga

Attesissimo, a lungo annunciato, rinviato, lontano da indiscrezioni e quasi top secret rispetto ai proclami dell'era "ARTPOP" (che in ultima analisi furono controproducenti): era naturale che molta curiosità ci fosse intorno al nuovo album di Lady Gaga che, escludendo il progetto jazz "Cheek to Cheek" insieme a Tony Bennett del 2014, arriva a tre anni di distanza dal suo ultimo disco di inediti.


Già a partire dal singolo di lancio "Perfect Illusion", eravamo sicuri di trovarci di fronte ad una Gaga meno dance/pop e più attenta a chitarre e sonorità rock. L'ulteriore conferma del cambio di rotta ce l'ha data l'ascolto (ormai assiduo) dell'album "Joanne" uscito il 21 ottobre scorso, sul cui titolo la cantante ha già fornito ampie spiegazioni (oltre ad essere il suo secondo nome).
Qualcuno potrà storcere il naso, indignarsi persino per lo sconfinamento in un genere più "country", oppure rimpiangere la Gaga delle hit patinate, ma i veri fan potranno solamente gioire della 'nuova' veste di Miss Germanotta, perché in effetti così inedita proprio non lo è: ricordiamo che prima di "The Fame" e del successo planetario, Gaga era semplicemente Stefani, adolescente italo-americana leggermente sovrappeso che si esibiva nei locali fumosi e underground della Grande Mela con una tastiera e la pila di canzoni scritte di suo pugno cercando disperatamente l'agognata celebrità.
Quindi non ci ha scioccati molto vederla esibirsi nello stesso locale di 15 anni fa, chitarra in mano e cappello da cowboy d'ordinanza, accompagnata da una rock band che potrebbe far invidia a Bruce Springsteen. Alla fine, tolti gli stivali armadillo, gli eccessi e le parrucche, è la stessa Gaga di sempre, solo che stavolta ha scavato molto più a fondo, fino a ritrovare la sua essenza e, grazie al fidato Mark Ronson, produttore di spicco e co-autore di quasi tutti i testi, ha sfornato uno degli album più belli della sua carriera, senza se e senza ma.


TRACKLIST:
1) "Diamond Heart". Si parte col botto: inizio lento in crescendo, batteria ipnotica, chitarre che esplodono nel ritornello, la voce potente di Gaga riempie questa canzone che ha il sapore di "Easy Rider", spazi sconfinati, motociclette, tabacco e birra da quattro soldi. La perla inaspettata del disco è già la prima ad andare via. Voto: 9.
2) "A-Yo". Senza dubbio la traccia più orecchiabile del disco, ritmo incalzante, basso che la fa da padrone ed è immediatamente atmosfera in pieno stile Nashville. Una delle poche canzoni 'scacciapensieri' dell'album, impossibile resistere. Voto: 9 1/2.


3) "Joanne". Dalla baraonda sui tavoli al raccoglimento più intimo: fin da subito la title-track ci trasporta dentro al dolore di Gaga, quello subìto dalla famiglia per la perdita della sua amata zia, ma non solo. Con questa ballad la cantante si mette completamente a nudo, condividendo col mondo la sua sofferenza e la sua vulnerabilità. E' la Gaga che preferiamo, quella più vera e sincera, solo chitarra e voce graffiante. E ci fa commuovere. Voto: 9.
4) "John Wayne". Una canzone al primo ascolto disorientante: inciso convincente, ma ritornello al limite della cantilena. Fin troppo ripetitiva e, al contrario del personaggio citato nel titolo, manca di incisività e di coraggio. Il passo falso del disco, inevitabile. Voto: 6-.
5) "Dancin' in Circles". Scritta insieme a Beck, questa mid-tempo nelle prime note ricorda le sonorità di "All that she wants". Andando avanti, mischia funky e uno spruzzo di ska e rocksteady. Il risultato non è dei migliori, piacevole ma facilmente dimenticabile. Voto: 7.
6) "Perfect Illusion". Singolo apripista di "Joanne" e, col senno di poi, non la scelta migliore per rappresentare il disco (ma si sa che non è una dote di Gaga azzeccare i primi singoli, vedi "Applause"). Sicuramente è la canzone più pop e commerciale dell'intera opera, potente la sua voce e apprezzabile il cambio di stile citato in precedenza. Ma comparata alle altre tracce perde un po' in originalità. Voto: 7 1/2.
7) "Million Reasons". Altra ballad, altro capolavoro. Uscita a poche settimane dal rilascio dell'album, questa canzone (più di "Perfect Illusion") ci ha realmente preparato all'atmosfera, allo stile e soprattutto allo spirito di "Joanne". Emozionante, da cantare a squarciagola, un'ode alla fragilità dell'animo umano di fronte agli amori sbagliati, impossibili, autolesionisti. Ideale come singolo nella melanconia autunnale. Semplicemente Gaga al suo meglio. Voto: 10.


8) "Sinner's Prayer". Qui la definizione di "country alla Gaga" ha il suo exploit: stivali a punta, falò, uomini maledetti a cavallo, tutto ciò che nell'immaginario rimanda al vecchio West la voce di Gaga ce lo sbatte davanti, con una traccia a metà tra disperazione e autocoscienza. Voto: 8.
9) "Come to Mama". La sorpresa (dentro la sorpresa) dell'album: canzone dal sapore vintage, con sax e sonorità blues/soul che ci rimandano automaticamente agli anni '50, conditi con pianoforti a coda, code di visone e, perché no, un pizzico di Bing Crosby e sprazzi di atmosfere natalizie (sic!). Audace. Voto: 7 1/2.
10) "Hey Girl" (feat. Florence Welch). Attendevo da anni una collaborazione tra due delle voci più belle del panorama pop mondiale, diversissime tra loro ma squisitamente amalgamabili. Il risultato è una mid-tempo elettronica molto orecchiabile e all'apparenza leggera; avrei forse gradito una traccia più potente e sontuosa, ma cresce con l'ascolto e Florence non si può non amare alla follia. Voto: 8.
11) "Angel Down". Si avvicina la fine dell'album e appare la canzone più dura e socialmente impegnata, non solo di "Joanne", ma di tutta la discografia di Lady Gaga (escludendo "Til' it happens to you").
Ispirata ai recenti fatti di violenza sugli afroamericani in USA, l'artista confessa di sentirsi "disorientata in questa era scandita dai social network" e invoca un appello per la mancanza di leaders validi. Sofferenza, chitarre distorte e voce grezza, il modo migliore per concludere questo viaggio. Voto: 8 1/2.
12) "Grigio Girls". Presente nella versione Deluxe, è un inno all'amicizia e alla forza d'animo di fronte alle crudeltà della vita. E' la canzone gigiona dell'album, ritornello impossibile da dimenticare e tono prettamente "caciarone". Voto: 7-.
13) "Just Another Day". Atmosfera spensierata anche per l'ultima traccia inedita di "Joanne", la chitarra suonata da Mark Ronson e il sax di Brian Newman non riescono però a a rendere questa canzone niente più che un riempitivo per una versione Deluxe che poteva essere più ricca di extra. Voto: 6 1/2.
14) "Angel Down (Work Tape)". Come appena detto, le tracce aggiuntive (come questa, semplicemente una demo) non aumentano esattamente il peso specifico di "Joanne", un album sincero e personale, dalla produzione impeccabile, dal quale si evince che Gaga ha corso dei rischi, ma si è anche molto divertita, dando sfogo ad una libertà creativa che in passato mancava. E la scommessa è vinta.

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