mercoledì 22 giugno 2016

Auguri Meryl Streep! I Miei 5 Ruoli Preferiti

Il 22 giugno 1949 nasceva Mary Louise Streep, quintessenza dell'arte recitativa, attrice e donna di rara abilità ed eleganza sia nello scegliere i ruoli da interpretare sul grande schermo che nel condurre una vita privata lontana da riflettori ed eccessi del jet set.






















Incensata immediatamente dall'establishment hollywoodiano, vinse i primi due Oscar della sua carriera (rispettivamente nel 1980 per "Kramer contro Kramer" e nel 1983 per "La scelta di Sophie") nel giro di un lustro dal suo debutto, avvenuto nel 1977 nel film "Giulia", ma paradossalmente faticò non poco per convincere i critici più ostinati che la bollavano come "eccessivamente tecnica", "glaciale" e maniacale nel ricreare accenti e dialetti al fine di aderire maggiormente al personaggio (tra i più celebri, il polacco dell'ebrea Sophie oppure quello australiano per "Un grido nella notte").
Famosa per le sue doti camaleontiche, che l'hanno portata a interpretare praticamente qualsiasi personaggio dello scibile umano (persino un vecchio e barbuto rabbino nella miniserie televisiva "Angels in America"), diventa un tutt'uno col ruolo al punto da imparare il rafting per il film "River Wild" oppure a suonare il violino per "Music of the Heart". Per non parlare delle sue eccellenti doti canore mostrate in "Mamma Mia!", "Into the Woods" e "Radio America".
E' probabilmente l'unica attrice over 60, nella maschilista e gerontofoba Hollywood, a ottenere ancora ruoli di richiamo, attenzione da parte della stampa e riconoscimenti dagli addetti ai lavori, vista anche la quasi certa nomination n° 20 ai prossimi Oscar (record assoluto) per il film "Florence Foster Jenkins", in autunno nelle sale italiane.
Impossibile riassumere in una classifica le sue interpretazioni migliori, quindi sceglierò le 5 che più mi sono rimaste nel cuore e ancora oggi non smetto di amare e ammirare.

5. Joanna Kramer in "Kramer contro Kramer" (1979): sono gli esordi, quinto film di una già fulgida carriera, e fu subito Oscar come Miglior Attrice non Protagonista. Il merito? Semplicemente (si fa per dire) quello di rendere umano e affascinante un personaggio altrimenti odioso, quello di una madre che abbandona il marito e il figlio di appena cinque anni, salvo poi intentare una causa al primo per ottenere la custodia del secondo. Duetto con Dustin Hoffman da applausi.



4. Karen Silkwood in "Silkwood" (1983): gli anni '80 furono un periodo d'oro per la Streep, "abbonata" agli Academy Awards con performances sempre diverse e sfaccettate. 
Una tra le più riuscite fu il ruolo dell'attivista eponima nel film di Mike Nichols, realmente esistita, che negli anni '70 intraprese una delle più famose battaglie in ambito sindacale contro la centrale nucleare dove lavorava, che esponeva i suoi dipendenti al rischio costante delle radiazioni da plutonio. Combattiva, asciutta, mai sopra le righe, Meryl regala qui un'interpretazione meno "istrionica", ciononostante, o proprio per questo, rimasta indelebile nella memoria.



3. Madeline Ashton ne "La Morte Ti Fa Bella" (1992): spesso si associa il nome di Meryl Streep a quello di Regina del Dramma (inteso come genere cinematografico), dimenticando che, come ogni Attore che si rispetti, possiede una verve comica invidiabile e, spesso, sottovalutata. 
L'aveva già dimostrato in "She-Devil" e "Cartoline dall'inferno", ma qui sfodera una volta per tutte il talento brillante che la caratterizza: nella commedia nera di Robert Zemeckisal limite del grottesco, fa a gara di bravura con Goldie Hawn portando sullo schermo uno dei personaggi più sfacciatamente divertenti, irriverenti e deliziosamente isterici della storia del Cinema. Qualcuno lo definirà guilty pleasure: provateci voi a recitare battute come "Riesco a vedere il mio culo!" senza perdere un briciolo di classe e credibilità!



2. Clarissa Vaughan in "The Hours" (2002): la rinascita dopo alcuni anni sottotono, a 53 anni Meryl Streep vive una seconda giovinezza tornando a essere la splendida protagonista in due pellicole importanti: "Il ladro di orchidee - Adaptation" (13esima candidatura all'Oscar, superò il record precedente di 12 detenuto da Katharine Hepburn) e questo adattamento dal libro "Le Ore" di Michael Cunningham. Accanto alla Streep, le magnifiche Nicole Kidman (premiata con l'Academy Award) e Julianne Moore, tre donne che, pur vivendo in epoche diverse, sono tutte accomunate dal libro "Mrs Dalloway" di Virginia Woolf. Una lezione di recitazione da parte di tutto il cast, in cui Meryl regala uno dei monologhi più belli della sua carriera.



1. Miranda Priestly ne "Il Diavolo Veste Prada" (2006): dicevamo prima del talento brillante e della rinascita di Meryl Streep. Questo ruolo ha rappresentato, più di ogni altro, la consacrazione che fonde entrambi: data per spacciata o quasi alla fine degli anni '90, con il personaggio spartiacque della terribile direttrice di "Runway" la divina Meryl si riappropria del suo degno posto in cima allo star system hollywoodiano e fa rialzare le sue quotazioni, mirando anche a un target di pubblico più giovane e fresco e segnando un nuovo punto di svolta nella sua incredibile carriera. Di lì a poco sarebbero infatti arrivati i successi al botteghino di "Mamma Mia!", "Il Dubbio", "Julie & Julia" e il terzo Oscar con "The Iron Lady".
Nessun altro avrebbe potuto rendere altrettanto memorabile un personaggio solo apparentemente "facile" e leggero, un villain monodimensionale sulla carta, ma che diventa la vera forza di un film altrimenti piuttosto prevedibile. Con Meryl invece niente viene lasciato al caso, ogni sguardo e posa sono vincenti e scrupolosamente studiati, tanto che persino una dissertazione sul colore ceruleo diviene una delle scene più cult degli ultimi anni di Cinema.




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