lunedì 23 gennaio 2017

Silence

Il nuovo ambizioso film di Martin Scorsese, progetto cullato per oltre 25 anni tratto dal romanzo "Silenzio" dello scrittore giapponese Shūsaku Endō, è destinato a dividere il pubblico.
Innanzitutto, ad uno sguardo superficiale, si potrebbe dire che "Silence" sia l'opera di un regista fortemente influenzato dalla fede cristiana (il che è vero) che ha voluto confezionare una sorta di testamento propagandista filo-cattolico. Sbagliatissimo.
Proprio per la sue radici cristiane Scorsese ha potuto realizzare un'opera eccellente che pone la questione della religione sul piano etico e morale, sollevando dubbi e chiedendo a se stesso e al pubblico di riflettere sulla missione gesuita di due sacerdoti nel Giappone del XVII secolo.


Non di facile fruizione, privo di colonna sonora e caratterizzato da scene di lungo respiro, "Silence" è maestoso nel suo concepimento e nella sua realizzazione (la fotografia di Rodrigo Prieto lascia a bocca aperta), ma avrebbe potuto essere ancora più coraggioso nella sua tematica. Preferisce non azzannare al collo l'atavico, e scomodo, elemento dello scontro religioso (in questo caso tra cristianesimo e buddismo), ricorrendo piuttosto ad uno stile poetico e filosofico che riesce però ad addentrarsi sotto la pelle dello spettatore, smuovendo anche (almeno per il sottoscritto) le coscienze dei più fervi miscredenti. Ma l'obiettivo non è quello di "reclutare" anime alla causa cristiana, bensì mostrare quanto il potere della religione, qualunque essa sia, possa essere granitico e impossibile da sradicare, nonostante tentativi di coercizione o abiure ostentate; e, soprattutto, quanto pericolosamente inutile sia far prevalere l'uno o l'altro credo in condizioni estremamente diverse e variegate, quando entrambi potrebbero - e dovrebbero - perpetrare il bene comune. 
In questo senso il protagonista, Padre Sebastião Rodrigues (Andrew Garfield che regala una grande prova attoriale, matura e misurata) è il simbolo dell'uomo dalla fede incrollabile, che porta avanti la sua missione con lo stesso sacrificio che caratterizzò Gesù Cristo, ma probabilmente è anche colui che cela le maggiori debolezze dell'essere umano, prima fra tutti una radicalizzazione cieca della sua stessa fede. Il che porta inevitabilmente più danni che benefici.
Temi spinosi e attualissimi oggi più che mai, dove la religione è sempre maggiormente utilizzata come arma per soggiogare le masse e giustificare odio e divisioni. Per questo "Silence" è un film profondamente sentito, toccante e senza dubbio necessario, pur con alcune debolezze di fondo (la voce fuori campo del protagonista a tratti è fin troppo didascalica), perché ha come scopo ultimo ciò che il Cinema dovrebbe realizzare più frequentemente: far pensare.

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