domenica 29 ottobre 2017

50 Anni per Julia Roberts: i 5 Ruoli che Ho Amato

Nasceva il 28 Ottobre del 1967 Julia Fiona Roberts, colei che più di ogni altra ha incarnato il ruolo della "fidanzata d'America" nei gloriosi anni '90, divenendo l'attrice più pagata di Hollywood grazie alle sue commedie romantiche record di incassi.
Di contro, la sua fama è stata sempre, o quasi, accostata ad un certo tipo di pellicole "leggere", che più di una volta l'hanno ingabbiata nello stereotipo dell'interprete bidimensionale, adatta apparentemente solo al genere cosiddetto brillante.
Riesce a svincolarsi definitivamente da questa fastidiosa etichetta nel 2000, con il ruolo puramente drammatico di Erin Brockovich nell'omonimo film di Steven Soderbergh, che convince anche i critici più snob. E l'Academy.
Sicuramente una delle mie interpreti preferite, di seguito ho stilato una lista dei suoi ruoli che più ho amato e che l'hanno contraddistinta sul grande schermo grazie al loro mix di humour, eleganza, semplicità e freschezza.


venerdì 13 ottobre 2017

Blade Runner 2049


Usciti dall'intensa visione di "Blade Runner 2049" (140 minuti forse non tutti necessari), la prima cosa che ci sovviene di questo sequel del cult di Ridley Scott è anche il suo punto di forza principale, vale a dire l'abilità di Denis Villeneuve nel realizzare un nuovo capitolo in grado di reggersi sulle proprie gambe senza troppi paragoni inutili con l'originale del 1982.
Ovviamente questa è un'arma a doppio taglio, in quanto gli irriducibili fan della prima ora potranno muovere critiche di ogni sorta al riuscito film del regista canadese (che da 4 anni a questa parte non sembra sbagliare un colpo), ma non è questa la sede per mettere a confronto le due opere. 


Perché oltre a mantenere l'atmosfera del primo "Blade Runner", doverosa ma senza il melenso effetto nostalgia, Villeneuve espande la filosofia dei replicanti ben oltre ciò che potessimo aspettarci (anche se i dubbi erano pochi soprattutto dopo la fantascienza con cervello di "Arrival"), evitando di stravolgerne il senso e creando anzi le basi per un ulteriore racconto che verosimilmente potrebbe essere esplorato senza troppe indignazioni.

mercoledì 4 ottobre 2017

"madre!" e "L'inganno": post femminismo mancato?

Entrambi attualmente nelle sale italiane, "madre!" di Darren Aronofsky e "L'Inganno" di Sofia Coppola potrebbero essere definiti come due film post femministi a tinte horror: sia l'uno che l'altro mettono al centro della scena figure femminili emblematiche che cercano, a fronte dell'invasione del loro spazio sacro, con le dovute differenze di epoca ed età anagrafica, di (ri)affermare la propria posizione svincolandosi dall'egemonia dominante maschile.



Fin qui niente di strano, considerato anche il fatto che uno dei due registi è di sesso femminile, ma ciò che disorienta e per certi versi delude di queste pellicole è il modo in cui viene affrontato il dualismo tra ciò che la donna rappresenta per la società, fondamentalmente una minaccia, e come ella reagisce a questa categorizzazione.
Esulando per un momento dal puro giudizio cinematografico, il vero problema di "madre!" è la totale inerzia, se non passività, della protagonista Jennifer Lawrence (nel ruolo probabilmente più difficile della sua carriera) nei confronti del marito/star Javier Bardem: il suo amore cieco e assoluto alla fine sarà la sua condanna a morte, il suo alienante desiderio di maternità la porterà sull'orlo della pazzia. 
Inutile dire quante e innumerevoli chiavi di lettura ci offra la discussa (a dir poco) opera di Aronofsky, fischiata a Venezia ma apprezzata in patria, che destabilizza e "intrattiene" in maniera sconvolgente il pubblico nella sua allegoria sfrenata, come raramente capita di vedere sul grande schermo.