mercoledì 9 marzo 2016

Il Film della Settimana: "Love is Strange - I Toni dell'Amore"

Apriamo questa nuova "avventura blog" con una Rubrica che, di volta in volta, andrà a consigliare una pellicola passata inosservata in sala (ma non necessariamente), che comunque non sia per definizione un blockbuster, produttivamente parlando.
Il film in questione è "Love is strange - I toni dell'amore", diretto da Ira Sachs, presentato al Sundance Film Festival nel 2014 e in Italia uscito in sordina nel novembre dello stesso anno.
Gli interpreti sono John Lithgow (quello della serie tv "Una Famiglia del Terzo Tipo", per intendersi, e caratterista di una valanga di altri film) e Alfred Molina (volto, tra gli altri, del Dr. Octopus di "Spider Man 2" e del pittore Diego Rivera, marito di Frida Kahlo, nel biopic "Frida), in stato di grazia.
Senza spoilerare troppo la trama, essi vestono i panni di una coppia gay nella New York di oggi: insieme da 40 anni, decidono di unirsi in matrimonio. Ciò non viene visto di buon occhio dalla scuola cattolica dove insegna il personaggio di Molina, a cui viene dato il buon servito senza tanti giri di parole.
Costretti a cercare una nuova dimora, i due affronteranno il disagio di una separazione "forzata", dal momento che saranno ospitati singolarmente dai rispettivi parenti e amici.


I due attori principali riescono con grande naturalezza a restituire lo spirito, l'affetto e la devozione di una coppia solida e temprata dal tempo e dalle difficoltà intrinseche di ogni relazione, che si ritrova alla soglia dei 70 anni a gestire una grande sfida, scaturita purtroppo da un episodio di omofobia che ancora oggi dilaga anche (e proprio per questo forse) nei democratici USA obamiani del #lovewins.
Soprattutto a Lithgow, che gioca tutto di sottrazione, basta uno sguardo, un movimento degli occhi, per trasmettere l'amore e al tempo stesso la sofferenza di una relazione vissuta "a distanza". Strappati dalle loro abitudini, dalla loro routine domestica, i due uomini lottano non solo contro una società bigotta ma soprattutto contro un sistema che mette l'anziano da parte e lo delegittima di quella posizione conquistata a fatica negli anni (tutto il mercato newyorchese dell'immobile è spaventosamente spietato).
La regia confeziona un film sentito, lineare, senza concedersi a ricatti morali o alla piega "militante" (cosiddetto cinema queer, benché tratti di temi universali, che non dovrebbe rimanere ancorato ad un'assurda ghettizzazione), ma offrendo un prodotto onesto e delicato, commovente finanche, fotografando una New York frenetica che riesce però a prendersi i suoi spazi, i suoi silenzi e che, come le pennellate del personaggio di Lithgow, restituisce una luce autentica a dei temi spigolosi.
Completano il cast una Marisa Tomei molto in parte, ormai a suo agio nelle produzione indipendenti americane, e Charlie Tahan nel ruolo di Joy, il nipote scontroso, che avrà la scena più commovente del film.
Da recuperare per riflettere su un argomento mai ancora oggi sufficientemente affrontato, per godere delle intense interpretazioni degli attori e per gustare un piccolo gioiello che preferisce mostrare anziché lanciare proclami.


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