venerdì 3 febbraio 2017

I 10 Musical Vincitori dell'Oscar come "Miglior Film"


In 88 edizioni, l'Academy ha premiato con l'Oscar per il Miglior Film "solamente" 10 pellicole in cui i protagonisti si cimentano nel canto e nel ballo, nonostante il musical sia uno dei generi primigeni dell'industria hollywoodiana (non a caso il primo lungometraggio sonoro in assoluto è "The Jazz Singer" del 1927), così come uno dei più complessi da portare in scena e forse proprio per questo sottovalutato.
Se dovesse rispettare i pronostici e ottenere la statuetta più ambita nella notte del 26 Febbraio, "La La Land" diverrebbe l'undicesimo musical a riuscire nell'impresa, e il secondo in quasi cinquant'anni.

In ordine cronologico, i film in questione sono i seguenti:


1) "La Canzone di Broadway" ("The Broadway Melody") di Harry Beaumont - 1929.
Il titolo non trae in inganno: questo fu il primo film musicale (e il primo sonoro) a vincere l'Oscar nella seconda edizione del 1930. Ormai datato, viene ricordato principalmente per l'innovazione tecnica che portò durante il passaggio dai film muti a quelli sonori, oltre ad essere stato il primo musical a utilizzare una sequenza in Technicolor.




2) "Il Paradiso delle Fanciulle" ("The Great Ziegfeld") di Robert Z. Leonard - 1936.
Ispirato alla vita del famoso impresario Florenz Ziegfeld, il film vinse tre Oscar (Film, Attrice Protagonista e Coreografia) e nell'immaginario cinematografico rappresenta la grande messinscena nei teatri di posa, con centinaia di comparse, grandiose coreografie d'ensemble e costumi sfavillanti.





3) "La Mia Via" ("Going My Way") di Leo McCarey - 1944.
Sette Oscar per una pellicola dai buoni sentimenti, campione d'incassi durante gli anni bui della Seconda Guerra Mondiale, con protagonista Bing Crosby nei panni di un rassicurante reverendo canterino.







4) "Un Americano a Parigi" ("An American in Paris") di Vincente Minnelli - 1951.
Una pietra miliare del cinema, omaggiata anche da "La La Land" in più di un passaggio, la pellicola di Minnelli con Gene Kelly mattatore vinse sei Oscar, incluso quello per la meravigliosa colonna sonora, sbaragliando l'agguerrita concorrenza dei grandi drammi "Un Posto al Sole" di George Stevens e "Un Tram Chiamato Desiderio" di Elia Kazan, entrambi favoriti nei pronostici di quell'edizione.
Un film imprescindibile per i suoi numeri musicali eccellenti (il finale di oltre venti minuti senza dialoghi è pura arte) e le sue memorabili scenografie.


5) "Gigi" (id.) di Vincente Minnelli - 1958.
Altra imponente produzione di Vincente Minnelli (qui premiato anche per la Regia), padre putativo del musical moderno (oltre che quello biologico di Liza!), il film con una giovanissima Leslie Caron si svolge a Parigi durante il periodo della Belle Epoque e, sebbene non sia propriamente memorabile come altri (almeno in Italia), sfoggia una ricostruzione storica e di ambienti assolutamente perfetta. Vinse ben nove Oscar su nove nominations, un record per un film musical che sarebbe stato stracciato soltanto tre anni dopo dalla storia di due celebri amanti sfortunati, tali Tony e Maria.


6) "West Side Story" (id.) di Jerome Robbins e Robert Wise - 1961.
Considerato da molti il miglior esempio di trasposizione di un musical dal teatro al grande schermo (lo spettacolo era in scena con grande successo a Broadway da 4 anni quando i due registi decisero di portarlo al cinema), la pellicola ispirata a "Romeo e Giulietta" e ambientata in una New York moderna che assiste allo scontro tra le fazioni dei Jets e degli Shark (anglosassoni e portoricani), è un susseguirsi di scene entrate di diritto nella storia del cinema e indimenticabili canzoni come "Maria", "America" e "Tonight". 
Dieci Oscar su undici nominations, con il primo caso di doppia statuetta per la Miglior Regia (caso che si ripeterà nel 2008 quando vinsero i Fratelli Coen con "Non è un Paese per Vecchi").

7) "My Fair Lady" (id.) di George Cukor - 1964.
Dopo i gloriosi anni '20 e '30, i decenni '50 e '60 sono stati il periodo d'oro per la categoria Musical al cinema, i più prolifici per numero di pellicole (basti pensare che il 1964 era anche l'anno di "Mary Poppins") e per successo di pubblico e critica.
Anche in questo caso l'alto numero di Oscar vinti (otto, inclusi Regia e Attore per Rex Harrison) dimostrò il grande amore riservato in quel momento dall'Academy nei confronti di interpreti e storie che privilegiavano la cosiddetta "triple threat" (ballo, canto e recitazione). Amore che si sarebbe ripetuto immediatamente nell'edizione successiva.

8) "Tutti Insieme Appassionatamente" ("The Sound of Music") di Robert Wise - 1965.
Tratto dalla commedia musicale teatrale omonima di Rodgers e Hammerstein, un'altra colonna portante del cinema a opera di Robert Wise (secondo Oscar per la Regia dopo "West Side Story"), ancora oggi tra le più amate da vecchi e nuovi fan, con una deliziosa Julie Andrews (che l'anno prima ottenne l'Oscar per "Mary Poppins" e qui fu solo nominata per il ruolo di Maria) di nuovo istitutrice canterina e anticonformista. 
Cinque statuette e un'eredità musicale composta da "The Hills are Alive", "My Favorite Things", "Do-Re-Mi" e "Edelweiss" solo per citarne alcune.

9) "Oliver!" (id.) di Carol Reed - 1968.
Probabilmente uno dei meno famosi sul suolo italiano, il film ispirato alla vita dell'orfano dickensiano, già spettacolo a Broadway nel 1960, vinse sei Oscar, rappresentando l'ultimo lungometraggio musicale del Novecento a ottenere la statuetta come Miglior Film. Nemmeno "Cabaret", nonostante gli otto Oscar vinti, riuscì nell'impresa nel 1973 (superato da "Il Padrino - Parte Prima"). Si sarebbero dovuti attendere ben 34 anni e un certo Rob Marshall.




10) "Chicago" (id.) di Rob Marshall - 2002.
Il film con Renée Zellweger, Richard Gere e Catherine Zeta-Jones (vincitrice come Miglior Attrice non Protagonista) segnò la rinascita del genere musical dopo diversi anni di oblio, durante i quali il pubblico parve allontanarsi da quel tipo di intrattenimento anche a causa di pellicole mediocri.
Il nuovo exploit iniziato l'anno precedente con "Moulin Rouge" ebbe la sua consacrazione durante la cerimonia del 2003, quando gli USA erano appena entrati in guerra contro l'Iraq (fu una tra le edizioni più sobrie che si ricordi) e per tal motivo probabilmente l'Academy volle premiare un film più "leggero" e scacciapensieri, rispetto alla violenza di "Gangs of New York" o agli orrori dell'Olocausto de "Il Pianista". 
Sei Oscar e un piccolo, grande, miracolo che investì di nuova linfa il musical che, di lì a poco, avrebbe smesso di essere appannaggio esclusivo di un club ristretto per tornare a risplendere (anche) ai vertici del box office mondiale grazie a pellicole come "Mamma Mia!", "Dreamgirls", "Hairspray", "Les Misérables" e "Into the Woods", senza dimenticare il piccolo schermo con "Glee" e "Smash".

Un percorso tortuoso coronato nel 2016 da un giovane regista che senza i titoli citati non avrebbe mai potuto realizzare quel "La La Land" che adesso è in lizza per 14 statuette. 

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