mercoledì 1 febbraio 2017

La La Land

Una lettera d'amore. Alla Musica. Alla Città dei Sogni. Alla Settima Arte.


Damien Chazelle, classe 1985, confeziona il Musical del Nuovo Millennio, nostalgico al punto giusto (strizzate d'occhio ai grandi classici "Un Americano a Parigi" e "Cantando sotto la pioggia", tra le altre, numerose, citazioni), poetico e leggiadro come un giro di valzer, incalzante e pungente come un assolo di pure jazz
Uno sguardo al passato, imprescindibile, per volgere al futuro, come le varie contaminazioni che subisce, e ha subìto, la sua amata musica jazz che, per rischiare di non morire, deve necessariamente rinnovarsi, senza perdere la sua anima.
Un po' come i protagonisti, Mia e Sebastian (superlativi Emma Stone e Ryan Gosling, in un ruolo a tutto tondo che non li fagocita mai, riuscendo a rendere credibile persino un tip tap interrotto dalla suoneria dell'I-Phone), che mentre si arrovellano tra le strade di Los Angeles cercando di sfondare nei rispettivi ambiti, la recitazione e la musica, si trovano, si amano, si lasciano abbagliare da illusioni di gloria e restano inevitabilmente bruciati, senza però mai perdere quella scintilla, quella passione viscerale che li spinge a coronare i loro granitici sogni di gloria.


Se in "Whiplash" la ricerca della perfezione artistica era vissuta come una sorta di via crucis personale, qui il difficile percorso di auto-realizzazione viene filtrato dall'occhio romantico e profondamente coreografico di una macchina da presa che accarezza, prende per mano lo spettatore e lo immerge dolcemente per un paio d'ore in un mondo parallelo, dove gli automobilisti imbottigliati nel traffico escono dalle loro vetture per improvvisare una danza di gruppo. E, diciamocelo, dove tutti vorremmo vivere.



I suoni, i rumori, le pellicole nei cinema d'epoca, i graffiti sui muri, i set cinemaotografici e i locali underground, ogni cosa nella Los Angeles da sogno di Chazelle richiama le note e i tumulti ai quali si lasciano andare i due protagonisti. Una città invitante, coi suoi panorami mozzafiato e le accattivanti luci al neon, che al mattino però si rivela in tutta la sua crudele realtà come una matrigna che lascia i suoi sognatori alla deriva, persi dietro milioni di audizioni, di occasioni perdute, di spettacoli falliti.


Una storia raccontata mille altre volte, si dirà, ma con uno sguardo innovativo e una costruzione del dettaglio quasi imbarazzante per quanto maniacale (dai costumi alla produzione artistica, dalla fotografia al montaggio e, soprattutto, la colonna sonora, niente è fuori posto), che la rendono genuina e fresca, come i personaggi che vivono e pulsano sul grande schermo. 
Di fronte alla spiazzante ingenuità di Mia, che serba nel cuore un amore smisurato per il cinema, o all'arrogante ambizione di Sebastian, che vive la musica jazz come una vocazione senza compromessi, possiamo solo rimanere affascinati e applaudire ad un regista che, nel 2017, è riuscito a tessere e restituirci una storia onesta, commovente per quanto naif, ma non per questo meno viva o coinvolgente, sottoforma di musical atipico.
Un inno ai folli, ai sognatori che non si arrendono di fronte all'evidente destino beffardo, che inseguono la speranza di farcela e che, alla fine, riescono a far breccia in quella galassia già satura di stelle. 


"La La Land" è un film che riconcilia col mondo, ti culla con la sua colonna sonora da sogno ("City of Stars" da fischiettare per giorni e giorni) e poi ti travolge con un finale totalmente inaspettato: quando pensi che tutte le cartucce migliori siano già state sparate, ecco che gli ultimi 10 minuti riescono a pugnalarti al cuore, con una sequenza esteticamente strabiliante e narrativamente straziante.

Ça va sans dire, 14 Nominations agli Oscar più che meritate. Aspettando il trionfo nella notte del 26 Febbraio.

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