giovedì 24 marzo 2016

Bridget Jones's Baby: Trailer Ufficiale

A distanza di 12 anni dal secondo capitolo, la single britannica coi mutandoni della nonna più amata del cinema torna con un nuovo film, in uscita in autunno.
Primo trailer ufficiale per "Bridget Jones's Baby", che ci mostra una Renée Zellweger non più sottoposta ad un folle ingrassamento come le due volte precedenti (anche perché a 46 anni il metabolismo griderà vendetta), ma nel frattempo passata sotto al bisturi del chirurgo plastico!
Con la new entry Patrick Dempsey, al secolo Dott. Stranamore di Grey's Anatomy, a riempire il vuoto lasciato da Hugh Grant nel triangolo con Bridget e Darcy, le aspettative su questo film possono solo essere due: rinfrescante ritorno o boiata pazzesca, visto anche il notevole lasso di tempo intercorso e il rischio di disaffezione da parte del pubblico. 
P.S.: grande gioia per il cameo di Emma Thompson!



martedì 22 marzo 2016

David di Donatello 2016: Le Candidature

Annunciate per la prima volta live in pompa magna (con un doveroso riferimento ai recenti tragici attentati di Bruxelles) in "perfetto" stile Academy Awards, dall'ormai coppia di fatto di Sky Cinema Francesco Castelnuovo e Gianni Canova (che andranno insieme pure dal dottore), le nominations dei 60° David di Donatello (qui la lista completa) mostrano un bello spettro di pellicole che rendono orgoglioso il nostro cinema.



sabato 19 marzo 2016

Il Film della Settimana: "Mommy"

Raramente un film riesce ad avere uno sguardo lucido e spiazzante, e al contempo squisitamente poetico, come "Mommy" (presentato al Festival di Cannes nel 2014 dove vinse il Premio della Giuria), quinto lungometraggio dell'enfant prodige canadese Xavier Dolan (classe 1989), la cui giovane età non lo esime dall'avere un tocco personalissimo ed una mano esperta più di tanti suoi sedicenti "navigati" colleghi.


Nel costruire il rapporto amore-odio tra una madre e il figlio con gravi disturbi comportamentali, egli compie quasi un miracolo moderno: fa puro Cinema. Mostra, racconta, crea immagini indelebili, svela di volta in volta dettagli peculiari, entra violentemente nelle vite dei suoi personaggi miserabili con grazia e grande maestria, senza mai farne delle macchiette. 

Esplosioni ed implosioni, grida e silenzi, parole taciute e aggressioni fisiche, complesso di Edipo e tensioni sessuali: la difficoltà del vivere la quotidianità, con un enorme peso da portare (la malattia per il giovane Steve, l'impossibilità della madre Diane di poterlo salvare).

venerdì 18 marzo 2016

X-Men Apocalypse: il Trailer Definitivo


Livello di attesa per il nuovo film dei Mutanti dopo questo trailer (qui): +10.000!

(E no, non solo per Fassbender, che non si sa come faccia a diventare più figo ad ogni nuovo film, 'cci sua!!)



Orange Is The New Black IV scalda i motori

La terza stagione, seppur godibilissima, ha pagato lo scotto dell'inevitabile paragone con la seconda, praticamente perfetta: meno colpi di scena quindi, ma dall'altro lato un maggior approfondimento di alcuni personaggi rimasti nell'ombra. 
Quindi, con le moltissime faccende rimaste in sospeso (che fine ha fatto Nicky? Riuscirà Sophia a superare l'isolamento? E che ne sarà di Alex?), godiamoci le prime immagini della quarta stagione, disponibile da luglio, ça va sans dire, su Netflix!
Che ci mostrano già una Piper soggiogata dalle ispaniche, e qui sale una punta di soddisfazione, visto che il suo ruolo di smargiassa/faccendiera di loschi business di mutandine stava iniziando ad infastidirmi non poco, facendomi apprezzare incredibilmente di più Alex.











martedì 15 marzo 2016

Ma Nuove Idee Mai?

La tendenza va avanti da anni, ma ancora non sono riuscito a digerirla del tutto: a Hollywood le idee latitano (ma va?) e ci si rivolge a formule collaudate per assicurarsi - ma siamo proprio sicuri? - incassi certi al botteghino, oppure per sopperire allo sforzo di dover inventare di sana pianta una trama minimamente originale.

Quest'anno abbiamo già assistito al rifacimento di "Point Break" (sonoro flop), è in prossima uscita il remake di "Ghostbusters" in salsa femminile (che una certa curiosità la ispira, fosse altro per il nuovo receptionist), nelle sale americane a luglio, e pare sia in cantiere il remake/sequel/reboot di "Mary Poppins" (aiuto!) con Emily Blunt nei panni della bambinaia volante.

Oggi nel frattempo sono state pubblicate le prime foto del nuovo "Ben-Hur", il remake del glorioso peplum del 1959 diretto da William Wyler, che vinse 11 Premi Oscar, tra cui Miglior Film, Regia e Attore Protagonista a Charlton Heston; della serie, niente ci intimorisce!


Fonte: USA Today

Fonte: USA Today
Tralasciando l'utilità intrinseca del progetto (così come di "Exodus: Dei e Re" di Ridley Scott che andava a scomodare nientepopodimeno che "I Dieci Comandamenti" di Cecil B. DeMille), queste rischiose operazioni rischiano di tramutare classici intramontabili del cinema in blockbuster usa-e-getta steroidati di effetti speciali per far leva sulle nuove generazioni (in quanto le vecchie si sentiranno oltraggiate e se ne terranno bene a distanza), incapaci di replicare il successo e la portata storica degli originali. Staremo a vedere.

Altra notizia sul fronte remake/sequel: è di poco fa l'annuncio che il temutissimo "Indiana Jones 5" si farà! A confermarlo Steven Spielberg in persona, che tornerà a dirigere Harrison Ford nei panni del celebre archeologo esattamente nel 2019, quindi a 38 anni dal primo capitolo "I predatori dell'Arca perduta".
Facendo un rapido calcolo, all'epoca Ford aveva 39 anni, nel nuovo film ne avrà 77 e, mentre in rete il sarcasmo si spreca, perché evidentemente siamo ai limiti del ridicolo (gli unici reperti che potrà portare alla luce sono i contributi della pensione) vorrei riflettere sul motivo per il quale è accettabile un Indiana Jones di quasi 80 anni, ma ai grandi produttori hollywoodiani non sfiora nemmeno l'idea di propinarci, nell'esatta controparte femminile, un'archeologa avventuriera di "appena" 42 anni (vedi nuovo film di "Tomb Raider" con l'astro in ascesa Daisy Ridley, che sostituisce la Jolie).

Non sarà che per l'androcentrica fabbrica dei sogni la geriatria sia accettabile solo se maschile?





Caro Tim, Ti Aspetto al Varco

Premessa: sono un grande fan di Tim Burton, uno dei registi più originali e innovatori del XX secolo.

Nel tempo la sua vena artistica pare essersi appannata, e da capolavori come "Edward Mani di Forbice", i due "Batman" e "Big Fish", finanche "Sweeney Todd", il regista nell'ultimo decennio ha realizzato solamente un film veramente riuscito, peraltro di animazione: "Frankenweenie".

Sorvolando su quell'indicibile ciofeca di "Alice in Wonderland" (difatti nell'imminente sequel Burton figura solo in veste di produttore, essendosi forse reso conto che errare è umano ma perseverare è diabolico), e sul malriuscito "Dark Shadows", con la nuova pellicola, "Miss Peregrine's Home for Peculiar Children", tratta dal romanzo di Ransom Riggs (in italiano "La Casa per Bambini Speciali di Miss Peregrine"), il cineasta torna agli ambienti a lui più congeniali: il fantasmagorico, il grottesco e i "freaks"; elementi messi momentaneamente da parte con la sua precedente fatica, "Big Eyes", del 2014 (che non ho apprezzato particolarmente).
Bene, guardando il nuovo trailer del film che uscirà in USA il 30 settembre, mi sento di esprimere un cauto ottimismo sulla strada intrapresa da Burton: non si può ovviamente giudicare un lungometraggio da un trailer di 2 minuti e mezzo, ma pare aver ritrovato un gusto per la narrazione scevra (perlomeno una buona parte) da un eccesso di CGI, uno degli aspetti che l'avevano penalizzato nei precedenti lavori.

Fingers Crossed!




Dal Palco al Grande Schermo

Leggendo la notizia della probabile trasposizione sul grande schermo del celebre musical "Miss Saigon", creato da Claude-Michel Schönberg e Alain Boublil (quelli de "Les Misérables", per intenderci), liberamente ispirato alla "Madama Butterfly" di Puccini, portato in scena per la prima volta a Londra nel 1989 e a Broadway nel 1991, dove vinse, tra gli altri, 3 Tony Awards, e ambientato durante la guerra del Vietnam, mi sono immediatamente ricordato che stiamo ancora attendendo con impazienza, da quando circolò la notizia per la prima volta circa 4 anni fa, la versione cinematografica di "Wicked".
L'acclamato musical di Stephen Schwartz del 2003, dopo aver incantato le platee di mezzo mondo (Italia ovviamente esclusa), essere diventato uno degli spettacoli teatrali più remunerativi di sempre e aver consegnato al nostro immaginario canzoni come "Defying Gravity", "Popular" e "One Short Day", si appresta a diventare un vero e proprio film con la regia di Stephen Daldry (scelta da me molto apprezzata, avendo diretto bellissime pellicole come "Billy Elliott", "The Hours" e "The Reader", solo per citarne alcune), ma con una data di uscita ancora imprecisata.
Lo sforzo produttivo sarà in effetti notevole, e la difficoltà di queste operazioni (vedi gli ultimi esempi di "Les Misérables" e "Into the Woods", che hanno impiegato più di 20 anni per vedere il buio della sala) va a coprire tutta una serie di aspetti, non ultimo quello di scontrarsi con uno zoccolo duro di accaniti fan (tra i quali il sottoscritto) molto esigenti, legati all'opera teatrale da oltre un decennio e il cui livello di aspettativa, con le dovute proporzioni della scala nerd, può avvicinarsi a quello dell'attesa al varco di "Star Wars: Il Risveglio della Forza"!
In rete circolano da tempo divertenti trailers e locandine "fan made", che ipotizzano quali sarebbero gli interpreti ideali della pellicola.
Scartando le protagoniste originarie del musical, Idina Menzel e Kristin Chenoweth, per ovvie ragioni anagrafiche (Elphaba e Glinda nella storia sono delle studentesse), ma che potrebbero avere dei gustosi cameo giusto per conservare lo spirito dell'opera, mi lancio anche io nell'operazione toto-cast per i personaggi principali.

sabato 12 marzo 2016

Visioni Italiche: "Hungry Hearts"

Cronaca di un amore malato. Per un figlio, per il proprio corpo.
Attraverso un thriller psicologico (ma con una direzione meno torbida rispetto al precedente "La solitudine dei numeri primi", che girò in evidente stato confusionale) il regista Saverio Costanzo ci fa discendere negli inferi di una relazione tra due solitudini (nuovamente), due corpi che si incontrano fortuitamente nella toilette di un ristorante cinese (nella surreale scena iniziale, uno dei temi cardine del film ci è subito mostrato: la sofferenza del corpo verso il cibo "industriale"), si amano visceralmente e mettono al mondo un maschietto. 


Un bambino senza nome (non verrà mai menzionato come si chiama), un bambino che vive solo attraverso l'amore incondizionato e scellerato di una madre instabile e paranoica (ben oltre le riduttive "teorie vegane" tanto di moda oggigiorno), che in una spirale di psicosi lo porterà alla denutrizione, e di un padre ingenuo e inizialmente cieco di fronte alla gravità della situazione, colpevole solo di amare troppo la sua famiglia per scorgervi delle insidie ben più gravi.
In un crescendo di tensione, la mano del regista insiste forse eccessivamente sul taglio "horror" della vicenda, calcando la mano nel voler deformare (anche visivamente) i suoi personaggi nel tentativo di renderli lo specchio soffocante del proprio spirito imprigionato, quando ritengo che la storia sia già di per sé esaustivamente drammatica e agghiacciante.
Ma tant'è, rendiamo onore alla sua direzione degli attori, i due eccellenti protagonisti: Alba Rohrwacher e Adam Driver, non a caso entrambi vincitori della Coppa Volpi al Festival di Venezia 2014 per la migliore interpretazione. 
La prima, in un ruolo che le si addice, avendo indossato più di una volta i panni di donne borderline, non si lascia mai intrappolare dal personaggio ingombrante di Mina, madre ossessionata dal cibo "naturale" e dall'ambiente circostante, che costituisce un rapporto esclusivista e malsano col proprio figlio. Senza cedere a facili manierismi, l'attrice cattura nel suo sguardo dolente tutta la depressione e la sofferenza derivanti dall'impossibilità di accettare il mondo esterno in altra forma che non quella unicamente della minaccia e della contaminazione, rendendocela profondamente umana, fragile e in definitiva disperata, ma al contempo spietatamente lucida nelle sue radicate convinzioni.
La vera scoperta è lui, l'attore rivelazione e futuro Kylo Ren di "Star Wars", che con la sua faccia che buca lo schermo è convincente ed efficace nel difficile ruolo di Jude, un uomo profondamente premuroso e preoccupato per il benessere del bambino, che deve escogitare stratagemmi per nutrirlo correttamente (straziante la scena in chiesa) e solo troppo tardi si renderà conto del danno causato dalla donna che ama al figlio "indaco", e assisterà inerme al tragico epilogo.

giovedì 10 marzo 2016

House of Cards IV

Ci siamo! 

Dopo 3 stagioni "Frank-centriche", finalmente la Lady Macbeth della tv americana sfodera gli artigli e inizia a mettere in atto concretamente il suo piano di scalata al potere.




Per troppo tempo ombra del marito Presidente USA non eletto e in corsa per le Primarie 2016 (notare il tempismo con l'attualità, anche se il vero candidato alla Casa Bianca è assai più spaventoso dello spietato Frank Underwood, e non mi riferisco solo al suo toupet!), il personaggio di Robin Wright, algida e spietata ma con una profonda scissione interiore, è il vero protagonista delle prime due puntate della nuova stagione di quel gioiellino di serie che risponde al nome di "House of Cards", ormai una certezza qualitativa all'interno del ricco panorama offerto da Netflix.
Senza spendere troppe parole sul protagonista, l'immenso Kevin Spacey, al quale sono stati riservati fiumi d'inchiostro e premi su premi (ma manca un Emmy proprio per l'interpretazione di Frank Underwood! Scandaloso), c'era molta attesa sul prologo di questa quarta stagione, la cui precedente si era conclusa infatti con un cliffhanger che aveva portato a un terremoto nella apparentemente salda relazione (più simile ad un'alleanza senza scrupoli) tra i coniugi Underwood, quando Claire aveva deciso di lasciare il marito proprio nel bel mezzo della campagna elettorale, stanca di essere solo e soltanto la bella e stilosa First Lady e richiedendo di diritto un posto al sole anche per se stessa.




Non siamo stati delusi: con una solida scrittura alle spalle, che non ne fa mai un prodotto banale, una produzione di invidiabile fattura e l'aggiunta di eccellenti guest-stars come la rediviva Neve Campbell e le veterane Ellen Burstyn (magnifica nel ruolo della madre di Claire) e Cicely Tyson, i primi due episodi sono praticamente perfetti. 

Riprendendo anche le fila della storia del giornalista Lucas Goodwin, dato per disperso nella terza stagione, ritroviamo i dialoghi sferzanti (non ci stancheremo mai dei monologhi di Frank direttamente verso la macchina da presa), gli sguardi al vetriolo e le machiavelliche manipolazioni che porteranno i coniugi Underwood, ora più che mai assetati di potere, a vedere infranta la loro unione in nome dei propri reciproci interessi.
Se queste sono le premesse, possiamo ben sperare: che guerra sia!

mercoledì 9 marzo 2016

Wicked Game (of Thrones)


Ed eccolo qua finalmente! 

A un mese e mezzo esatto dalla première della Stagione n. VI (24 Aprile, save the date), arriva il cotanto atteso trailer ufficiale della serie tv più figa, eccitante e spasmodicamente amata/odiata degli ultimi 20 anni!
Perché vuoi o non vuoi, morto o non morto Jon Snow (ormai divenuto il "quarto" segreto di Fatima), chiunque sia un bulimico fagocitatore di serie tv, come il sottoscritto, non può esimersi dall'aspettare trepidante quei 10 episodi all'anno come il Messia.







P.S.: Cersei che dice "I Choose Violence!" è già un orgasmo di per sé.

Il Film della Settimana: "Love is Strange - I Toni dell'Amore"

Apriamo questa nuova "avventura blog" con una Rubrica che, di volta in volta, andrà a consigliare una pellicola passata inosservata in sala (ma non necessariamente), che comunque non sia per definizione un blockbuster, produttivamente parlando.
Il film in questione è "Love is strange - I toni dell'amore", diretto da Ira Sachs, presentato al Sundance Film Festival nel 2014 e in Italia uscito in sordina nel novembre dello stesso anno.
Gli interpreti sono John Lithgow (quello della serie tv "Una Famiglia del Terzo Tipo", per intendersi, e caratterista di una valanga di altri film) e Alfred Molina (volto, tra gli altri, del Dr. Octopus di "Spider Man 2" e del pittore Diego Rivera, marito di Frida Kahlo, nel biopic "Frida), in stato di grazia.
Senza spoilerare troppo la trama, essi vestono i panni di una coppia gay nella New York di oggi: insieme da 40 anni, decidono di unirsi in matrimonio. Ciò non viene visto di buon occhio dalla scuola cattolica dove insegna il personaggio di Molina, a cui viene dato il buon servito senza tanti giri di parole.
Costretti a cercare una nuova dimora, i due affronteranno il disagio di una separazione "forzata", dal momento che saranno ospitati singolarmente dai rispettivi parenti e amici.


I due attori principali riescono con grande naturalezza a restituire lo spirito, l'affetto e la devozione di una coppia solida e temprata dal tempo e dalle difficoltà intrinseche di ogni relazione, che si ritrova alla soglia dei 70 anni a gestire una grande sfida, scaturita purtroppo da un episodio di omofobia che ancora oggi dilaga anche (e proprio per questo forse) nei democratici USA obamiani del #lovewins.